Occhio al “pesce palla”. Non va assolutamente mangiato. Dopo l’allerta dell’anno scorso lanciata dallo “Sportello dei Diritti” anche l'Istituto oceanografico di Spalato ha recentemente lanciato un vero e proprio allarme
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Poco più di un anno fa, per la precisione il 16 novembre 2013, lo “Sportello dei Diritti”, per la prima volta in Italia rilanciava un allerta alimentare a seguito della pesca nelle acque nostrane di un pesce apparentemente innocuo, ma le cui carni sono velenosissime e pericolose per l’uomo: il Lagocephalus sceleratus, una specie di pesce palla che si sta diffondendo anche nel mar Mediterraneo, che dopo essere passato dal Mar Rosso dov’è originario attraverso il canale di Suez, ha fatto capolino in Grecia, passando per Israele, Rodi, la Turchia ed è arrivato sino alle acque siciliane dove era stato pescato l’autunno dello scorso anno presso Lampedusa.
Non appena rinvenuto dai pescatori siciliani, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ne ha dato notizia alle autorità sanitarie per il tramite di una nota con la quale ha segnalato alle Asl la presenza del vertebrato nelle acque nostrane.
Ora, anche l'Istituto oceanografico di Spalato ha recentemente lanciato un vero e proprio allarme: anche in Alto Adriatico è arrivato il "Lagocephalus sceleratus", detto anche pesce palla argenteo.
Sono numerosi, infatti, i pescatori istriani che ne hanno catturato un esemplare. Il problema è che la carne del "Lagocephalus sceleratus" contiene una tossina mortale (tetradotossina) che porta alla paralisi del sistema respiratorio.
Si tratta quindi di una conferma, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che la tropicalizzazione delle nostre acque sta favorendo la diffusione di numerose specie di pesci esotiche di cui alcune pericolose come quella in questione.
Per tali ragioni, è doveroso mettere in guardia i cittadini e i pescatori a non mangiarlo in caso di eventuale cattura.
Sottovalutare tale evento potrebbe portare, infatti, a conseguenze dannose per la salute, giacché le carni di questo tipo di pesce sono altamente tossiche anche dopo la cottura, e consumi occasionali hanno già causato alcuni decessi in altri Paesi del bacino del Mediterraneo.