Non solo car sharing, adesso arriva l'elettro sharing: elettrodomestici in comune per evitare gli sprechi
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Mentre in molti paesi industrializzati si diffonde il car sharing quale possibile alternativa alla mobilità urbana, ora un da un progetto sviluppato da un gruppo di laureati in disegno industriale, gli “Studio Superfluo” arriva una proposta ancora più innovativa: gli elettrodomestici in comune, o l’elettro sharing.
L’equipe ha appena vinto, infatti, il primo premio nella quinta edizione del Samsung Young Design Award che aveva come tema: “nuovi elettrodomestici per le nuove famiglie”. Le vere novità, non sono sembrati l’invenzione di nuovi prodotti, ma la riorganizzazione di ciò che già avevamo nelle nostre case.
L’idea nasce da due principali motivi: da una parte dal fatto che ogni famiglia ha in casa in media dai 20 ai 30 elettrodomestici, che vengono lasciati spenti per circa il 67% del loro ciclo vitale, dall’altra, è stato stabilito che solo il 5% dei rifiuti elettronici vengono smaltiti su scala globale, ma come sovente accade sono trasportati nei paesi del terzo mondo per essere eliminati utilizzando prassi spesso illegali. Inoltre, vi sono anche ragioni di spazio all’interno delle abitazioni che hanno fatto brillare l’idea di una condivisione degli elettrodomestici all’interno dei condomini.
Il gruppo d’inventori ha quindi stabilito le modalità di applicazione della proposta.
A seguito di una raccolta dati in un formulario vengono stabilite le richieste e le esigenze delle singole famiglie, sia per prodotto sia per fasce orarie, e in virtù di tale meccanismo viene fissato un canone mensile da pagare.
Per quanto riguarda, in termini pratici, l’utilizzo dei singoli prodotti, sarà una tessera elettronica ad occuparsene mentre un’impresa esterna fornirà gli apparecchi più all’avanguardia, e a pensare alla loro manutenzione ed infine al loro smaltimento.
Per Giovanni componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la proposta appare davvero innovativa e se si diffonderà su scala globale, potrà da un lato costituire un autentico risparmio per le famiglie sempre più alle prese con i problemi della crisi e dall’altro contribuire alla riduzione degli sprechi energetici ed alla diminuzione dell’utilizzo di materie prime per la produzione dei componenti e dello smaltimento di rifiuti speciali alla fine dei cicli vitali dei singoli elettrodomestici.