Lavoro: licenziato la vigilia di Natale. A casa dipendente Assimoco. Terrorismo è anche ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro in attesa che siano completate le sconsiderate "riforme". Un altro caso (non più) "limite" del dipendente assicurati
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Le storie Vere, che lo “Sportello dei Diritti” sta raccontando in questi giorni in materia di lavoro e riforme, riflettono tutte lo stesso tema: l'Italia non è pronta né sarà mai pronta, né a livello socio-culturale né a livello economico, ad una sconsiderata flessibilità nel mondo del lavoro che si tradurrà inevitabilmente in libertà (pressochè) assoluta di licenziare.
Ecco perchè fornire al datore lo strumento del recesso, nei fatti indiscriminato, con conseguente privazione del diritto del lavoratore di essere reintegrato nel proprio posto di lavoro nella stragrande maggioranza dei casi di illegittimità del licenziamento, comporterà ciò che probabilmente sta già accadendo in non poche imprese, come ciò che è assurdamente successo ad un liquidatore della compagnia assicurativa Assimoco, da dieci anni dipendente di questa azienda.
Il fatto è tantopiù raccapricciante se si pensa che la drammatica "notizia" gli è stata preannunciata a mezzo di uno stringato telegramma pervenuto presso la residenza del lavoratore, di famiglia monoreddito, il 24 dicembre a poche ore dalla scorsa notte di Natale.
Il motivo, lo si è appreso poco dopo, ossia con una raccomandata ricevuta solo il successivo 8 gennaio: "giustificato motivo oggettivo", tecnicismo giuslavorista per dire che si è di troppo e che si costa troppo rispetto a dipendenti più giovani, l'ultimo dei quali assunto solo poco più di un anno e mezzo prima quando la crisi era già più che percepita e la riduzione del carico di lavoro pro dipendente già conclamata e nonostante la presenza nella stessa struttura liquidativa, fra l'altro, di un consulente esterno.
Stranezza delle stranezze, ma forse non troppo, il "prescelto" da mandare a casa fra i 6 addetti del Centro di Liquidazione Danni, tutti con carico di lavoro che risulterebbe essere pressoché uguale, è colui che solo nello scorso mese di novembre aveva notificato una vertenza di lavoro per assunti demansionamento e dequalificazione.
Sono queste le storie di ordinaria amministrazione che dovremo conoscere nelle nostre famiglie in un quantomai prossimo futuro? Chi vorrà far valere legittimamente i propri diritti sarà costretto a starsi zitto zitto e continuare a subire per sperare di evitare di essere sbattuto fuori la porta con la magra consolazione di un indennizzo se si aveva ragione a non dover essere licenziati?
Insomma, nell'esprimere la più profonda solidarietà al lavoratore ed alla sua famiglia con la speranza che l'azienda faccia un passo indietro in ossequio a quei Valori riportati nella propria "mission" e alla luce di tutte queste vicende che, è lecito pronosticare, conosceranno un aumento progressivo con la definitiva e completa entrata in vigore dell'ultima riforma del lavoro, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” non si può più tacere e non auspicare una reazione ad oltranza e decisa da parte di tutte le forze sociali del Paese che dovrebbero avere ben presente l'articolo 1 della Nostra Costituzione giacché la politica lo ha da tempo scordato.