Dal 1° novembre 344 operatori della sanità della Asl di Lecce, con contratto a tempo determinato, rischiano il licenziamento.
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Per medici, infermieri, Oss, tecnici e ausiliari, assunti per sopperire alle carenze di personale (dovute al blocco del turn over), non ci sono più risorse per pagare loro lo stipendio. Un vero collasso per la delicata organizzazione dei servizi di assistenza nei reparti ospedalieri, negli ambulatori e nelle strutture diagnostiche.
Motivo? «Il decreto legge 78 stabilisce che non si può superare il 50 per cento della spesa per il personale a tempo determinato del 2009», spiega Giuseppe Melissano, segretario di Cisl funzione pubblica, «Abbiamo fatto due conti e con il budget che è rimasto riusciamo a trattenere in attività i 344 lavoratori soltanto fino al 31 ottobre».
Dopo, dal 1° novembre, per 344 famiglie e per l’assistenza ai pazienti c’è solo il vuoto. A rischiare di brutto sono soprattutto i servizi. Parliamo di medici del pronto soccorso, infermieri in sostituzione del personale assente perché in maternità, per malattie lunghe, in gravidanza.
La drammatica situazione dei contratti a tempo determinato è venuta a galla ieri mattina, al tavolo della Asl con le delegazioni sindacali trattanti.
In un primo momento si è cercato di considerare i contratti a tempo determinato applicabili fino a 36 mesi, come vuole la norma dell’allora presidente Letta. Poi però il direttore generale Valdo Mellone ha riconfermato la tesi che questi contratti devono avere una validità massima di 12 mesi. Questo significa che se c’è da assumere altro personale si fa scorrere la graduatoria, per fare spazio anche a chi non ha mai lavorato. Di qui le proteste dei circa 50 Oss che protestano sul piazzale per lavorare almeno fino alla fine dell’anno. Ma, come si diceva, con c’è trippa per gatti.
La guerra fra poveri continua. Ieri però si è aperto uno spiraglio.
Il manager Mellone ha accettato il suggerimento dei sindacati, di costituire un tavolo permanente per verificare se si può garantire l’assistenza nonostante il taglio di 344 lavoratori e, soprattutto, per proporre alla Regione altre soluzioni.
«Per esempio – dice Melissano - Visto che il 50 per cento della spesa non riguarda solo la Asl di Lecce ma tutta la Regione, può darsi che ci siano altre Asl che non hanno superato il budget. Quelle risorse potrebbero essere trasferite a Lecce».
Negli ultimi 5 anni sono andati in pensione 1500 lavoratori, 300 unità all’anno su 8000 dipendenti, rimpiazzati solo in parte dagli incarichi temporanei.
Per tornare ai conti, nel 2009, il 50 per cento della spesa per il personale a tempo determinato era di 13 milioni e 460 mila euro. Gli assunti consumano circa 1,2 - 1,5 milioni al mese. Al 31 agosto i fondi disponibili ammontavano a 2 miliuoni e 378mila euro. Con queste risorse si riesce ad andare avanti solo fino al 31 ottobre.
A meno che la Regione, cui spetta la salvaguardia dell’assistenza sanitaria , non prospetti nel frattempo un’altra soluzione.