Caso della donna italiana cui è stato forzato il parto cesareo in Inghilterra e levata la bambina. Sportello dei Diritti: "Intervenga la "Farnesina"!"
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Da quotidiani inglesi e su segnalazione di alcuni nostri connazionali residenti in Inghilterra abbiamo appreso della sconcertante notizia della donna italiana "abitualmente residente" nel paese d'Oltremanica, affetta da disturbi psichiatrici cui i sevizi sociali britannici, 15 mesi or sono avrebbero fatto forzare un parto cesareo e trattenuto la bambina nonostante la madre, in seguito, abbia cercato invano di potersi vedere riaffidata la propria piccola tramite ricorsi alla giustizia britannica e italiana.
Per quanto è dato sapere, la storia è davvero allucinante tanto da sembrare uscita da un film dell'orrore. La signora che si trovava in Gran Bretagna per partecipare a un corso di addestramento presso l'aeroporto londinese di Stansted, quartier generale della compagnia aerea low cost Ryan Air. La stessa pare si trovasse comunque in avanzato stato di gravidanza, e sofferente di una forma di bipolarismo, un disturbo maniaco-depressivo caratterizzato da un'alternanza tra eccitamento e depressione.
Poco prima del parto la nostra concittadina, aveva avuto una crisi ed era stata allertata la polizia. La vicenda passava in mano ai locali servizi sociali, che le avevano imposto il ricovero in un reparto psichiatrico.
La cosa che dovrebbe far trasecolare chiunque e non poco, è che risulterebbe che all'approssimarsi del parto, i sanitari su ordine della magistratura, senza avvisare neanche i familiari in Italia, hanno deciso di sottoporla a sedazione, le hanno praticato un parto cesareo, e le hanno quindi tolto la neonata, affidandola ai servizi sociali britannici, che avrebbero avviato la procedura d'adozione presso una famiglia inglese.
Una volta rilasciata e rientrata in Italia, la signora si è rivolta alla giustizia per riavere indietro la figlia, finora senza successo anche perché il giudice italiano si sarebbe dichiarato incompetente.
Il caso in questione è stato svelato dal Daily Telegraph, che oltre ad aver sentito l'avvocato inglese della donna, Brendan Fleming, ha anche intervistato esperti i quali si sono non hanno esitato a definire "altamente insolito" il comportamento della giustizia britannica sin da quando la signora è stata "internata".
Alla luce di tale fatto, apparso anche sulle cronache britanniche ed ormai di dominio pubblico, Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", chiede un intervento urgente anche del Ministero degli Affari Esteri per approfondire anche in via diplomatica i contorni rivelatisi oscuri di una vicenda drammatica, perché sino ad oggi la giustizia di entrambi i paesi pare non abbia fatto il suo corso nonostante si tratti di una questione che coinvolga una mamma e il suo piccolo.
Tanto più perché non è la prima volta che i servizi sociali britannici siano nel mirino delle cronache. Non si contano sui giornali, anche nel recente passato, numerose vicende nelle quali sono stati accusati di eccessi o difetti di intervento, a causa del troppo rigore o completa assenza in alcune questioni in cui erano coinvolti bambini.