Abusi sessuali su una 13enne di Veglie? Indagato l'amico di famiglia. L'uomo è stato iscritto nel registro degli indagati, a seguito di una perquisizione personale nella sua abitazione. L'ascolto della minore è avvenuto il mese scorso nell'ambito dell'inc
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Veglie. Attenzioni particolari, scenate di gelosia ma soprattutto presunte molestie nei confronti di una ragazzina di Veglie. Un 50enne del posto è indagato per violenza sessuale verso una minorenne portatrice di un seppur lieve, deficit intellettivo. L'uomo è stato iscritto nel registro degli indagati, a seguito di una perquisizione personale nella sua abitazione. Egli, pur coniugato, aveva in passato perso la Patria Potestà su alcuni figli e maturato una denuncia per lo stesso reato. Le indagini condotte dalla stazione dei Carabinieri di Veglie, guidata dal maresciallo Matteo De Luca, sono coordinate dal sostituto procuratore Stefania Mininni.
La giovane, appena tredicenne e frequentante una scuola media del suo paese, sarebbe dunque stata vittima di abusi sessuali da parte di un "insospettabile" amico di famiglia. L'ascolto della minore è avvenuto il mese scorso nell'ambito dell'incidente probatorio disposto dalla Procura. Il tutto si è svolto alla presenza della psicologa Annalisa Bello, del Dirigente Scolastico, dell'insegnante di sostegno e dei militari di Veglie. Durante le circa tre ore di ascolto protetto, sarebbe emerso che il rapporto tra i due andasse ben otre la semplice amicizia. La tredicenne, parlando del cosiddetto "zio", avrebbe mostrato un certo imbarazzo, pur non specificando di avere avuto rapporti sessuali con lui.
Avrebbe dichiarato di essersi mostrata in passato, addirittura "gelosa" dell'uomo; quando veniva a sapere che l'amico di famiglia frequentava altre donne, senza capire come mai, visto che prima la riempiva di attenzioni e regali. Secondo quanto affermato dalla minore, inoltre, il 50enne si sarebbe a sua volta mostrato geloso verso di lei, quando sapeva che ella frequentava suoi coetanei o si vestiva e truccava in maniera appariscente. In certe occasioni, dopo essere usciti insieme, lo "zio" l'avrebbe fatta ritornare a casa per "punire" questi atteggiamenti troppo audaci; ammonemdola di non farlo più, altrimenti "lo avrebbe perso". A supporto di quanto dichiarato dalla tredicenne nel corso dell'incidente probatorio, ci sarebbero alcuni messaggi su WhatsApp e sul suo profilo Facebook e l'acquisizione di tabulati telefonici. In merito a questi accertamenti, la Procura ha affidato la consulenza al tecnico informatico Silverio Greco.
Le indagini presero il via, proprio dai "sospetti" sul modo di vestirsi e truccarsi, inusuali per una ragazzina di quell'età e su alcuni atteggiamenti ambigui. Man mano, nel corso di appostamenti e pedinamenti da parte dei carabinieri di Veglie, sarebbero emersi una serie di comportamenti equivoci, tra l'altro maturati in un contesto socio-economico altamente degradato e omertoso. Le attività di "controllo" sarebbero avvenute durante tutto il periodo pasquale e sarebbe venuto a galla come in alcune occasioni, l'amico di famiglia raggiungesse la minore presso la sua abitazione; restasse a casa sua per diverso tempo solo con lei (situazione però smentita dai suoi genitori). Anche la direzione scolastica si sarebbe resa conto di certe anomalie nei comportamenti della studentessa ed erano stati allertati i servizi sociali. Sarebbero stati notati atteggiamenti piuttosto disinvolti verso alunni di sesso opposto. La ragazzina fu anche inserita in un "centro diurno" , che continua a frequentare dopo l'attività scolastica.
Dalle indagini sarebbe poi emerso che la ragazzina, si spostava frequentemente in macchina assieme al 50enne: era solita scendere in prossimità di pizzerie, bar ecc, mentre lui restava ad aspettarla in auto. Questi episodi hanno anche ingenerato il sospetto di un comportamento dello "zio", addirittura atto a favorire la prostituzione della ragazzina (ipotesi non ancora confermata da tutti gli elementi d'indagine).