Continua la strage ambientale nei mari del Salento: pescherecci siciliani con la "rete a circuizione" fanno incetta di ricciole e altri pelagici
Ogni anno si ripete la mattanza: nulla di illegale ma molto presto si rischia una riduzione epocale degli stock ittici - VIDEO
A segnalarla è IlGallo.it e gli amanti del mare allo “Sportello dei Diritti” dopo che la protesta sui social è già partita. Dalle voci ad un video - quasi certamente di repertorio ma che ha fatto breccia immediatamente tra migliaia di curiosi – è corso il coro di disapprovazione di pescatori e appassionati salentini che si sono messi in moto per sollevarsi pacificamente e che hanno deciso di organizzare manifestazioni contro lo scempio che ogni anno e ormai ciclicamente si ripete: pescherecci siciliani con la "rete a circuizione" che approdano sulle nostre coste per fare incetta di migliaia di esemplari di grandi ricciole e altri tipi di pesci pelagici. Anche se, va specificato, come ha sottolineato il direttore della testata online Giuseppe Cerfeda, che parliamo di pesca prevalentemente della ricciola, che non prevede limiti quantitativi imposti per legge. La “sommossa” corsa in rete è nata dopo che alcuni appassionati di apnea hanno segnalato la presenza di un motopeschereccio proveniente dalla Sicilia e che avrebbe stazionato qualche giorno nelle acque tra Torre Pali e Leuca. La tecnica utilizzata è una modalità antica ma che con i moderni strumenti è diventata quasi industriale: si tratta del “cianciolo” o “rete a circuizione” con luci abbaglianti, che attraverso il potere catturante dei potenti fari, attira enormi quantità di pesce in una volta sola che poi viene accerchiato, rinchiuso ed issato sull’imbarcazione. Normalmente veniva applicata per la cattura del pesce azzurro, ma in particolari periodi dell’anno, quando le grandi ricciole si riuniscono in grandi banchi sono facili prede dei ciancioli nel momento in cui inseguono il pesce azzurro. Tuttavia, l’utilizzo dei sonar e di altri strumenti sempre più all’avanguardia ha reso ancor più semplice l’individuazione e quindi la cattura. Il D.P.R. 1639/68 disciplina questo tipo di pesca e la vieta “entro una distanza di 3 miglia dalla costa o all’interno dell’isobata di 50 m (quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla costa). Avendo appreso della presenza “ingombrante” dell’equipaggio siculo, i pescatori di Leuca e dintorni hanno denunciato pubblicamente quanto sta accadendo ormai ciclicamente ed i rischi per la fauna marina. Tanto che molti l’hanno paragonata ad una vera e propria “mattanza” per l’eccessiva quantità di pesce pescato in ogni battuta con il conseguente pericolo a medio termine d’impauperimento degli stock ittici di queste specie di pesci che si stanno riducendo, anno dopo anno, con pericolose conseguenze sulla catena alimentare. Naturalmente il grido d’allarme che corre sui social non può non essere ripreso anche dallo “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre in prima linea nella difesa dell’ambiente e del territorio, che nella persona del suo presidente Giovanni D'Agata, invita il Capo del compartimento Marittimo a verificare la sostenibilità di tale tipo di pesca intensiva. È bene ricordare, infatti, che questa Autorità al fine della tutela delle risorse biologiche del mare e previo parere della commissione consultiva locale per la pesca marittima, può stabilire ogni altra disposizione circa la località di esercizio, i periodi di tempo e i tipi degli strumenti pescherecci per la pesca con fonti luminose nelle acque del compartimento. Ecco il video di repertorio girato a bordo di un peschereccio siciliano:
https://youtu.be/4rg6UOSQXXM
https://www.itemfix.com/v?t=r0drmn&jd=1
https://www.dailymotion.com/video/x84p1se